giovedì 9 aprile 2015

IL NAVIGATORE

   
Maria Cristina Ferraro

   Il navigatore non è solo quello strumento che ti permette di raggiungere la meta, magari facendoti fare mille giri inutili, il Navigatore, per noi della Foce, è quella grande statua di marmo che si trova al limite della copertura del Bisagno, dove è stata collocata nell’occasione della visita a Genova di Benito Mussolini nel maggio del 1938, sedicesimo anno dell’era fascista.
   Il viale Brigata Bisagno era stato costruito tra il 1929 e il 1936, con la supervisione dell’architetto Marcello Piacentini che aveva appena progettato Piazza della Vittoria,  e allo scultore Antonio Maria Morera era stata commissionata una statua.
   Antonio Maria Morera era al tempo un artista assai noto, sia come pittore che come scultore: la sua scultura si inquadrava nell’ambito delle correnti artistiche del “Novecento” per una tecnica attenta e precisa con intonazioni veristiche e contemporaneamente per stilizzazioni accademiche.
   “E’ uno dei nostri migliori scultori contemporanei, è un geniale creatore e il suo realismo non è un fine, ma il movente e l’espressione pura dei suoi sentimenti e delle sue idee….Antonio Morera è uno scultore pieno di quella genialità che si avviva nel solco della gloriosa tradizione dell’arte mediterranea”[1].
   Dunque Morera pensa ad una statua e ne fa un bozzetto in gesso: bozzetto che possiamo vedere in una fotografia dello studio dell’artista.   Nella foto il Navigatore appare nella sua splendida nudità che però non fu gradita dai committenti che la vollero celata da una sorta di cintura di castità abbastanza ridicola.
   Intorno alla figura possente un semicerchio con la scritta “Vivere non necesse, navigare necesse est, parole queste che Plutarco fa pronunciare a Pompeo e che dovevano servire a motivare i soldati che, durante una tempesta, non volevano affrontare il mare per trasportare a Roma un carico di grano africano.   Di fronte alla necessità che Roma aveva del grano, doveva passare in second’ordine la stessa necessità di salvaguardare la propria vita.   Queste parole divennero poi il motto di varie organizzazioni marinare, furono anche il titolo di un articolo di Mussolini pubblicato sul "Popolo d'Italia" il 1° gennaio 1920 e anche Gabriele D’Annunzio,citandole, ne ha fatto il simbolo dell’arditismo nazionalistico.
   “La statua del Navigatore è una forte e serena raffigurazione dell’uomo ligure di mare, rude, tenace e semplice che,armato di un pesante remo, scruta l’orizzonte lontano, a guardia ideale del suo porto e della sua città.   La prepotente anatomia muscolare del torace e dei bicipiti, delineate e modellate con forza, ma senza esagerazioni, è chiaramente allusiva alla potente capacità operativa e manovriera dei pesanti antichi remi lignei, armati di pesante cuoio”.[2]
   Ai lati del Navigatore facevano bella mostra i fasci littori cui successivamente furono tolte le scuri e fu tolta anche dal basamento la scritta “ Giovinezza del Littorio fa di tutti i mari il mare nostro”.  
   Caro Navigatore onestamente ti dirò che non da tutti sei amato: hai corso un grosso rischio
quando ti hanno spostato per fare i lavori sul Bisagno, poi sei ritornato anche se da varie parti si auspicava un diverso assetto per la strada e la tua sistemazione.
   Tieni duro, Navigatore!  E mentre guardi il mare dà un’occhiata anche a noi abitanti della Foce che ti siamo affezionati e che vediamo in te raffigurata la spavalderia, il coraggio, l’ardimento che, ahimè, ora sembra mancarci.






[1] Cfr. Alfredo Roncallo, A. M. Morera, Comed Edizioni d’arte, Milano, 1983
[2]   Vitaliano Rocchiero, Antonio Maria Morera Statuario, Medaglista, Cattedrante, in "Arte e Stampa", a. XXXIV, gennaio 1986, p.13

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