Il navigatore non è solo quello strumento
che ti permette di raggiungere la meta, magari facendoti fare mille giri
inutili, il Navigatore, per noi della Foce, è quella grande statua di marmo che
si trova al limite della copertura del Bisagno, dove è stata collocata
nell’occasione della visita a Genova di Benito Mussolini nel maggio del 1938,
sedicesimo anno dell’era fascista.
Il viale Brigata Bisagno era stato costruito
tra il 1929 e il 1936, con la supervisione dell’architetto Marcello Piacentini
che aveva appena progettato Piazza della Vittoria, e allo scultore Antonio Maria Morera era stata
commissionata una statua.
Antonio Maria Morera era al tempo un artista
assai noto, sia come pittore che come scultore: la sua scultura si inquadrava
nell’ambito delle correnti artistiche del “Novecento” per una tecnica attenta e
precisa con intonazioni veristiche e contemporaneamente per stilizzazioni
accademiche.
“E’ uno dei nostri migliori scultori contemporanei, è un geniale
creatore e il suo realismo non è un fine, ma il movente e l’espressione pura
dei suoi sentimenti e delle sue idee….Antonio Morera è uno scultore pieno di
quella genialità che si avviva nel solco della gloriosa tradizione dell’arte
mediterranea”[1].
Dunque Morera pensa ad una statua e ne fa un
bozzetto in gesso: bozzetto che possiamo vedere in una fotografia dello studio
dell’artista. Nella foto il Navigatore
appare nella sua splendida nudità che però non fu gradita dai committenti che
la vollero celata da una sorta di cintura di castità abbastanza ridicola.
Intorno alla figura possente un semicerchio
con la scritta “Vivere non necesse, navigare necesse est, parole queste che
Plutarco fa pronunciare a Pompeo e che dovevano servire a motivare i soldati
che, durante una tempesta, non volevano affrontare il mare per trasportare a
Roma un carico di grano africano. Di
fronte alla necessità che Roma aveva del grano, doveva passare in second’ordine
la stessa necessità di salvaguardare la propria vita. Queste parole divennero poi il motto di
varie organizzazioni marinare, furono anche il titolo di un articolo di
Mussolini pubblicato sul "Popolo d'Italia" il 1° gennaio 1920 e anche Gabriele D’Annunzio,citandole, ne ha fatto il
simbolo dell’arditismo nazionalistico.
“La
statua del Navigatore è una forte e serena raffigurazione dell’uomo ligure di
mare, rude, tenace e semplice che,armato di un pesante remo, scruta l’orizzonte
lontano, a guardia ideale del suo porto e della sua città. La prepotente anatomia muscolare del torace
e dei bicipiti, delineate e modellate con forza, ma senza esagerazioni, è
chiaramente allusiva alla potente capacità operativa e manovriera dei pesanti
antichi remi lignei, armati di pesante cuoio”.[2]
Ai lati del Navigatore facevano bella mostra
i fasci littori cui successivamente furono tolte le scuri e fu tolta anche dal
basamento la scritta “ Giovinezza del Littorio fa di tutti i mari il mare
nostro”.
Caro Navigatore onestamente ti dirò che non
da tutti sei amato: hai corso un grosso rischio
quando
ti hanno spostato per fare i lavori sul Bisagno, poi sei ritornato anche se da
varie parti si auspicava un diverso assetto per la strada e la tua
sistemazione.
Tieni duro, Navigatore! E mentre guardi il mare dà un’occhiata anche
a noi abitanti della Foce che ti siamo affezionati e che vediamo in te
raffigurata la spavalderia, il coraggio, l’ardimento che, ahimè, ora sembra
mancarci.
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