martedì 17 novembre 2020

UNA DIVINITA' ALLA FOCE

 


Daniele Cagnin e Edoardo Maragliano

 


      Passeggiando per le strade del “nostro quartiere” e più precisamente nella zona detta Foce a mare, in quella porzione di territorio che un tempo componeva il Borgo della Foce, possiamo osservare diversi stili architettonici dei palazzi che costeggiano le vie: in particolare, alla confluenza tra via Casaregis e corso Italia, trova ubicazione un edificio di civile abitazione, in stile Liberty, che ha attratto la nostra curiosità ma anche quella di numerose persone che abitano questa angolo cittadino.

Il caseggiato in oggetto, contraddistinto con il numero civico 1 di via Casaregis, ha una particolarità che dall’epoca della sua costruzione (1) fa discutere gli abitanti della Foce su chi veramente rappresenti la statua alata posta sulla sommità del palazzo.

     Molti di coloro che si soffermano ad osservare la scultura ne danno un personale giudizio, da cui è scaturito il “nome popolare” attribuito all’edificio e cioè palazzo dell’angelo.

Coloro che conoscono l’epoca di costruzione dell’edificio (l’epoca del Ventennio), pensano a congetture fornendo una particolare opinione circa un’ingerenza fascista in questioni religiose: «guarda un angelo che fa il saluto romano». Rispetto alla “situazione originale” il manufatto è stato “modificato”, eliminando alcuni elementi decorativi, considerati “scomodi”: fasci littori e gli allori «simboli della forza e della grandezza», come ci riferisce lo stesso progettista all’interno dell’articolo Caseggiato della Vittoria apparso nella rivista Architettura Italiana (anno XXI, fascicolo 1, 1926, pp. 4 – 8). Occorre però subito rilevare che i giudizi popolari non corrispondono al soggetto che lo scultore voleva rappresentare e cioè alla personificazione della Vittoria Alata, quindi la divinità greca Nike.

Perché è importante correggere questa falsa credenza? La risposta sembrerebbe banale ma l’intenzione del Gruppo Antica Foce ha lo scopo di divulgare la “storia vera” del nostro quartiere, dissipare le “nebbie del sapere”, ma soprattutto per renderci consapevoli su come si è “evoluta” e come sia importante conoscere la nostra identità culturale, della quale noi oggi siamo gli eredi.

Per quanto riguarda il culto di Nike, come dea della vittoria, esso si diffuse dopo le “guerre persiane”, ma non le fu tributato un culto individuale fino all’Ellenismo, cioè fino all’epoca della morte di Alessandro Magno e della successiva nascita dei regni ellenistici. In questo contesto si colloca la celebre Nike di Samotracia rinvenuta nel 1863 nell’isola di Samotracia, ed oggi posta nel Museo del Louvre. L’iconografia della Nike posta sul palazzo, riprende proprio quella dell’isola greca citata, nella quale la dea è poggiata con la gamba destra sulla prua d’una nave, e con quella sinistra più arretrata, nell’atto di prendere il volo con le ali spiegate.

Ma cosa sappiamo di questa figura mitologica?

Consultando i lemmi di varie enciclopedie il risultato ottenuto è il seguente: secondo la scrittore Esiodo è la figlia del titano Pallante e della oceanina Stige, con tre fratelli Cratos (la forza), Bia (la violenza), Zelos (la gelosia), appartiene perciò alla prima stirpe divina, ed è anteriore agli Olimpici. Altre tradizioni ne fanno una compagna di giochi di Atena: sarebbe stata allevata da Pallante (l’eroe eponimo del Palatino), il quale le avrebbe consacrato un tempio in cima alla sua collina, il Palatino (era il tempio che, in epoca storica, si erigeva a lato del Clivus Victoriae). Altri, infine, considerano Nike come un epiteto della dea Atena.

Per terminare è doveroso soffermarsi sulla personificazione della Vittoria presente nel nostro inno nazionale: Goffredo Mameli immagina che «la Vittoria porga la sua chioma all’Italia in segno di sottomissione in quanto è stata schiava di Roma».

Un’ultima curiosità: la Vittoria Alata è il soggetto riprodotto in un francobollo celebrativo del Regno d’Italia del 1921 “dedicato” al decennale della vittoria in Libia.



Palazzo della Vittoria (1925)

NOTA

(1) 1922 – 1923: progettato dall’Architetto Venceslao Borzani – Ferrara 10 ottobre 1873 / Genova 30 novembre 1926.

BIBLIOGRAFIA

Architettura Italiana, anno XXI, 1926 (Periodici Italiani Digitalizzati);

Il modernismo ligure firmato Borzani in il Giornale.it (articolo del 24/11/2006);

L’Universale – La Grande Eciclopedia Tematica: Enciclopedia della Mitologia, 2003, p.446;

Religioni e Miti – Dizionario Enciclopedico, 1984, Vol. 2, p. 450;