Guardando questa bella
foto che riproduce la spiaggia del Borgo della Foce dove tutto ci conduce ad un
sentimento di serena operosità, sarebbe difficile credere che in una notte del
1684 vi si sia svolto un cruento scontro tra marinai sbarcati da una scialuppa
dell’equipaggio francese e popolani del borgo stesso.
Anche se poco credibile
questa è una storia vera che deve essere inserita nel suo contesto.
I fatti a cui ci si
riferisce sono i seguenti:
Da
un po’ di tempo il re di Francia Luigi XIV cercava un qualsiasi pretesto per
interferire nei commerci e nella vita pubblica di Genova, cui voleva imporre la
propria volontà. Le provocazioni divennero sempre più tracotanti, finché
sfociarono nella richiesta di disarmare quattro galee appena costruite e
nell’esigere la creazione di un grande deposito di sale gestito dalla Francia,
ben sapendo che questo rappresentava uno dei maggiori cespiti di guadagno della
nostra Repubblica.
Genova,
di fronte a questa imposizione, non si piegò e così in una sera del Maggio
1684, ben 160 galeoni francesi si schierarono dalla Lanterna alla Foce. Un
secco ultimatum venne inviato alla
città: soddisfare le richieste o vedere Genova completamente distrutta. Le
richieste furono orgogliosamente respinte: la reazione francese fu immediata.
Dei seimila edifici che
componevano la città, ne furono colpiti duemila, di questi circa mille andarono
completamente distrutti. Il Maggior Consiglio respinse le richieste, dicendo
che Genova non trattava sotto il fuoco nemico. Il bombardamento allora riprese
fino a che tutte le munizioni si esaurirono: le bombe sparate furono 13.300.
Tutto
questo racconto, da cui vien fuori come le autorità si fossero mostrate
all’altezza dell’orgoglio della Superba, non tiene conto però del meritorio
comportamento del popolo cui si deve l’aver impedito ai francesi di giungere
sulla terra ferma. Essi, infatti, col favore delle tenebre sbarcarono sulla
spiaggia della Foce. Le fonti ci dicono che furono proprio i pescatori e i bisagnini della Foce a sbaragliare i “nemici”
che si diedero ad un precipitoso reimbarco, lasciando un buon numero di morti
sulla spiaggia. Lo stesso comandante delle operazioni, il marchese di
Ambreville, se ne fuggì, dopo essere stato raggiunto da un colpo di moschetto
alla coscia.
NOTA
(Cfr. A Forma Foxe – 1ª parte – ,
anticafoce.blogspot.com – ottobre 2017)
I
danni più rilevanti subiti nella zona della Foce furono i seguenti:
Oratorio della Foce:
l’edificio subì alcuni danni strutturali e probabilmente la perdita dell’archivio.
Chiesa di San Vito:
dopo il bombardamento la chiesa necessitava di un urgente restaurato; la
situazione fu parzialmente risolta, nel 1690, dal priore del convento di Santa
Maria di Castello, Vincenzo Acquarone.
Chiesa
di San Bernardo: i danni più ingenti furono riscontrati
nel campanile.
FONTI
DOCUMENTARIE
MICHELANGELO DOLCINO, Storia di Genova, Ed. Pirella 2003
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