Marco Solari, il nonno di mio nonno
Scritto da Fernando Coronato
La storia orale della famiglia
Solari che è arrivata fino a me, diceva che mio bisnonno, Bartolomeo Solari
figlio di Marco- era capitano di una
nave che affondò nel Rio della Plata con tanta buona fortuna che toccò il letto
del fiume e Bartolomeo rimase tre giorni in cima all'albero fino al salvataggio.
Sono in
possesso del cannocchiale che (dicono) lui avesse usato (usasse) in
quell'occasione. La storia della famiglia non dice nulla sull'equipaggio.
Molti anni dopo, per bocca di un
altro pronipote di Bartolomeo, ho appreso la versione che il legno era stato
così vicino alla riva che potrebbe essere raggiunto a piedi con la bassa marea ma
in realtà il capitano era stato tre giorni a bordo per evitare che saccheggiassero
la nave.
La storia raccontava che
Bartolomeo era capitano di una delle navi di suo padre e che altri due figli
comandavano altre due navi. Ognuno di loro era occupato in una linea di
navigazione, che assumeremo, sarebbero: il Sud America, il Nord America ed il
Mediterraneo orientale, sempre molto frequentato dai genovesi.
Per cominciar a districare la
realtà del mito, devo dire che Marco
Solari non ebbe tre figli, ma due, Bartolomeo (nato nel 1862) ed Ernesto,
tre anni più vecchio. C'erano anche due sorelle maggiori, Giuseppina (1854) e
Costantina (1858). Quest'ultima rimase nubile e senza figli, ma invece
Giuseppina si era sposata con un capitano di mare, Gerolamo Brilla, di Savona.
Forse il genero di Marco era il
terzo figlio che comandava le navi secondo la tradizione di famiglia.
Le informazioni di base per questo
lavoro provengono dallo Schema per
ricerca discendenza Solari, un albero genealogico con molti nomi ma senza data
alcuna; l’albero comprende 4 generazioni (dal padre di Marco ai suoi nipoti, vedi Fig.1). Lo schema circolò in famiglia
dagli anni '60, portato dall'Italia da qualche Solari della generazione dei
miei genitori. Avere queste informazioni in un momento in cui i viaggi in
Europa non erano frequenti e non esistevano archivi online è stato molto
prezioso. Tutto ciò che si sapeva di Marco
fino dall'inizio di questa indagine erano i nomi dei suoi genitori, sua moglie,
Zita Vignale ed i loro figli. Tutto ciò che segue sono delle nuove
informazioni, che riporto qui in modo che possano circolare tra i discendenti.
Marco Solari nacque il 30
settembre 1823 alla Foce, a quel tempo un sobborgo marittimo adiacente a Genova
ad est, separato dalla cinta muraria del torrente Bisagno (vedi Fig. 2). Era il
figlio di Giovanni Battista Solari e Saveria Preve. Doveva essere rimasto
orfano di madre piuttosto giovane, perché Giobatta si risposò con Maddalena
Preve, forse un caso di sororato, abbastanza comune allora. I fratelli di Marco furono Alberto (n. 1816) Tomaso
(n. 1821) e Maria. Aveva anche due fratellastri, Marina e Luigi, quest’ ultimo
15 anni più giovane.
La Foce del Bisagno era a quel
tempo un borgo con vocazione navale che non superava i mille abitanti. Nel
censimento napoleonico del 1806 c’erano 148 uomini di età legale, tra cui
Giovanni Battista Solari, suo fratello Antonio e il loro padre, Paolo, nonno di
Marco. Compare anche il nonno
materno di Marco, Giobatta Preve,
che appare come "patrono di nave".
Secondo altre fonti genealogiche di
Internet, Paolo Solari si sposò nel novembre del 1784 con Angela Frixone, con
cui ebbe diversi figli - ma soltanto sappiamo i nomi dei maschi: Giobatta
(1786), Marco (1790), Tommaso (1793) ,
Giuseppe (1798), Pasquale (1801), Antonio ... Non conosciamo l'anno della
nascita di Antonio, ma dal momento che solo lui e Giobatta compaiono nel censimento
del 1806, possiamo supporre che fossero gli unici "adulti".
In quel censimento compaiono solo
4 maschi Solari nella Foce: un certo Giacomo-figlio-di-Carlo (che non sembra
essere correlato) appare come "marinaio". Paolo Solari appare come "négociant", come suo figlio
Antonio, ma Giovanni Battista (Giobatta, per usare la terminologia comune)
figura come "venditore". Forse Paolo risponde "alla tipica figura del marittimo ligure, che all'età di dodici
anni circa, quando in genere avveniva il primo imbarco come mozzo, accumulava denari
per poter diventare patrone marittimo, successivamente capitano di nave e alla
fine della vita ricco négociant, grazie agli investimenti effettuati nello
stesso mondo dello shipping "(Lo Basso, 2016, p.101) [1]
“ Il patron
Paolo della Foce nel 1779 noleggia il proprio leudo ‘Immacolata Concezione’ per
caricare vino a Ceuta, mentre il suo probabile figlio, cap. Gio Battista di Paolo,
nel 1816 commissiona al maestro Guglielmo De Barbieri, a Prà, un Brigantino da
circa 2000 mine (190 t) per cui prevede di spendere circa 34.000 lire; un cap.
Gio Battista della Foce nel 1810 comanda uno sciabecco che trasporta sale".
D'altra parte, nel Registro della
Salute presso l'Archivio di Stato di Genova, negli anni 1839 e 1840 c’è un Giobatta
Solari patrone dello sciabecco Nostra
Signora della Salute, con il quale in quel periodo fa nove viaggi da Genova
a La Spezia e tre a Livorno. Per lo stesso anno un altro Giobatta Solari, omonimo
e coetaneo, capitano di La Giustizia,
barca a vela con cui trasporta degli emigrati a Buenos Aires. Per un attimo ho
pensato che potrebbe essere il padre di Marco, ma ben presto mi sono accorto che
non era così poichè quest'ultimo capitano era nativo di Zoagli, paese
abbastanza lontano dalla Foce. Quindi non era un antenato.
La verità è che i quattro figli di
Giobatta identificati finora, cioè Alberto, Tommaso, Marco e Luigi erano
capitani di mare. Tutto indica che anche i suoi due generi, Dodero e Stefano
Oberti. Non sono sicuro di quale tra tutti i marittimi Dodero d’Albaro era il marito di
Maria Solari. Con Oberti, tuttavia, non c'è dubbio, poichè appare nell’elenco
dei capitani genovesi nel 1873[3]. Quindi, con
un navigatore, Giobatta, sono collegati sei altri navigatori, i suoi figli
carnali o politici; tutto un piccolo clan familiare all'interno del profuso
mondo marittimo genovese del secolo XIX.
Tutto ciò indica pertanto che la vocazione
marinara Marco l’ha presa dal padre,
forse dai suoi due nonni ed, eventualmente, oltre. Il registro più antico della
sua attività marittima che ho potuto trovare finora è un ruolo dell'equipaggio del
1841. In esso, Marco, 18 anni, dalla
Foce, appare come secondo in comando del brigantino Marianna, varato a Cornigliano nel 1827, armato con due cannoni, e
destinato al "grande cabotaggio" (ossia la navigazione nel
Mediterraneo e nell’Europa Atlantica). In questo documento si legge che i suoi
capelli erano marroni ed era alto 1,58 m [4]. La nave
era di proprietà di Nicolò Dodero.
Il capitano del Marianna era Giuseppe Vincenzo Dodero,
48 anni, originario di Albaro, e nell’equipaggio c’era un altro Giuseppe
Dodero, anche lui di Albaro, undici anni
più giovane. Forse questo legame con i Dodero avrebbe poi portato al matrimonio
di qualcuno di quella famiglia con Maria Solari, sorella di Marco. Comunque, bisogna chiarire che
La Foce e Albaro erano dei borghi attigui e che probabilmente le famiglie erano
legate da sempre.
È ovvio che la navigazione nel Marianna, di oltre 6 mesi di durata, non
è stata la prima di Marco e che, nonostante fosse più giovane di molti
altri, occupava il secondo posto. Tuttavia, il suo stipendio (32 lire) non era
secondo dopo quello del capitano (100
lire); altri guadagnavano un po' di più di lui; forse perché era il più
giovane, Marco non guadagnava così
tanto.
Prima di andare oltre, è tempo di
avvertire della ripetizione degli stessi nomi nelle generazioni successive. Abbiamo già parlato
di due Marco e di due Tommaso, fratelli tra loro; il primo paio è della generazione
1790 ed il secondo di quella di 1820. Occorre camminare con molta precauzione
per evitare passi falsi in questi rami fragili dell'albero genealogico. Il
secondo Marco (nato nel 1823), è il
personaggio centrale di questa storia. Suo fratello Tommaso Paolo (1821) non è
stato incluso nello schema originale (Fig.1), ma il suo atto di morte (1889,
pubblicato nel database dello Stato Civile Italiano) non lascia dubbi sulla sua
filiazione poiché è figlio di Giobatta Solari e Saveria Preve. Da ricordare anche la
tradizione (il costume), o quasi il mandato,
che i figli portassero i nomi dei nonni. Se da un lato questo è fuorviante,
dall'altro può aiutare a dedurre la filiazione di una persona.
Finora non ho potuto trovare altri
documenti che permettano di tracciare la carriera di Marco, ma c’è una chiara
indicazione nella L.Gatti (2014, p.477)[5]:
SOLARI Marco, nato a Genova attorno al 1823, nel 1862 comanda il
Brigantino ‘Due Fratelli’, t 259, con 10 marinai e 3 passeggeri, che porta
carbon fossile da Hartlepool (part. 19.9, arrivo a Genova 30.10).
In coincidenza col dato qui sopra,
che mostra Marco mentre sta andando in Inghilterra, ci sono sui giornali britannici alcune
menzioni di navi comandate dai Solari che attraccavano al porto di Cardiff
negli stessi anni. Potrebbe esserci Marco,
ma più tardi potrebbe anche esserci suo fratello Luigi, o un cugino di
entrambi. Così, ad esempio, alla fine del maggio 1856 un Solari attracca il San Marco (231 ton) a Cardiff, e, allo
stesso tempo, un altro Solari (necessariamente diverso) comanda la Mongiardino da Cardiff a Genova, dove arriva
il 24 giugno[6]. Nel 1860 ci
sono tre registri di Solari, uno di loro al comando dell’ Augusta (438 ton) da Alicante nel mese di giugno, un altro col San Luigi (174 ton) nel mese di agosto e
il terzo col Demostene (230 ton) nel
mese di novembre[7]. È
interessante notare che tutti questi legni navigavano con bandiera sarda, dato
che l'Italia si sarebbe unificata soltanto l'anno successivo.
Ancora un Solari riappare nel marzo
1866 al comando del Felice, ormai con
bandiera italiana- e nel novembre 1867 al comando del Zita.
Quest'ultimo dato è particolarmente importante per me poichè io sono figlio di
Zita Solari e Zita (Vignale) era la moglie di Marco dal 1853 (almeno la primogenita del matrimonio, Giuseppina, è
nata nel 1854).
Dobbiamo lasciare qui l’elenco dei
Solari nei porti della Gran Bretagna (ce ne sono più di 30) perché vengono
imposte due importanti commenti aggiuntivi.
Il primo riguarda Zita Vignale, la
moglie di Marco, 14 anni più giovane
di lui e figlia, è ovvio!, di un capitano di mare, Giacomo Vignale, nato alla
Foce nel 1799[8]. Dei 6
Vignale elencati alla Foce nel censimento del 1806, 4 erano navigatori. Zita
era abituata a navigare; nel 1846, a 9 anni, la vediamo viaggiare in Sardegna
sulla nave di suo padre[9]. Poi -
indirettamente, attraverso l’atto di nascita di uno dei suoi nipoti - veniamo a
sapere che Zita diede alla luce la primogenita, Giuseppina (1854), sull’alto
mare (mentre accompagnava Marco) o
la seconda figlia, Costantina (1856), è stata chiamata così per essere nata a
Costantinopoli[10]. Una donna
coraggiosa deve essere stata questa Zita! Imbarcarsi all'età di 17 anni con il
marito, in viaggi che duravano quasi quanto una gravidanza ... con la consegna compresa.
Il Zita era un brick- barca di poco più di 300 tonnellate di stazza , varato
a Sestri P. nel 1863. Sembra che sia andato in Galles fino al 1877, non più
sotto il comando di un Solari, ma di un certo Boero. In realtà nell’ elenco dei
capitani e dei proprietari di navigli nel 1873, il Zita - sebbene appaia come proprietà di Marco Solari - appare già comandato da un altro capitano, uno G.
Testori.
Forse non sapremo mai se Marco o Giobatta, suo padre, abbiano
acquistato il Zita fiammante nel 1863
o, in caso contrario, non sapremo nemmeno il nome originale del legno. Il fatto
concreto è che esso porta il nome della moglie di Marco, ma porta anche il
nome della santa patrona di un antico Santuario della Foce, Santa Zita, le cui
origini risalgono al ‘400. Coloro che trascorrono la loro vita su qualcosa di così mutevole e
instabile come una nave, forse hanno il bisogno psicologico di afferrarsi a
cose stabili come affetti o origini.
Nell’elenco dei capitani e
proprietari di navi del 1873 già citato, Marco
Solari compare anche come comproprietario di Giuseppina B, un naviglio di 643 tonnellate di stazza che condivide
con suo genero, Gerolamo Brilla. Di nuovo, un uomo al comando di una nave che
prende il nome di sua moglie; chissà se sarà il capitano Brilla che ha dato
alla nave il nome di sua moglie, oppure Marco
che gli ha dato il nome della sua primogenita?
Comunque, sappiamo in concreto che
Gerolamo Brilla, di Savona, comandò il Giuseppina
B nel 1873 e che sua moglie andò con lui. Il documento
che segue ci fornisce maggiori dettagli su queste vite marinare:
L’anno del Signore 1873, il giorno 23 maggio
alle ore 4 e 20 minuti a.m. a bordo del
brick-barca Giuseppina B. inscritto al compartimento marittimo di Genova, sotto
il numero di matricola 2240 partito dal porto di Rangoon il giorno 11 maggio
diretto per Cork o Falmouth ordini con carico di riso, trovandoci attualmente
nella Lat. Di 7°06’N, Long 94°12’E Ghe . Il capitano Brilla Gerolamo d’anni
31,nativo di Savona, domiciliato ídem, al comando di detto bastimento, ho
presentato al secondo di bordo Zino Guglielmo d’anni 49, nativo di Genova,
domiciliato ídem il nostruorno Gaspare Paolini d’anni 40 nato in Ancona,
domiciliato ídem, testimoni richiesti ed aventi le qualità dovute dalle legge.
È nato un bambino di sesso mascolino di cui si è sgravata questa mattina 23
maggio alle ore 4.20 a.m. la signora Giuseppina Brilla, dell’età di anni 19,
nata in mare, domiciliata in Genova, moglie del capitano Gerolamo Brilla ed ho
dato al detto bambino il nome di Gio-Batta Gerolamo Marco Brilla. Su fede di
che noi abbiamo steso il presente atto che è stato inscritto apprè del ruolo
d’equipaggio ed è stato sottoscritto tanto dal detto capitano Gerolamo Brilla
quanto dai testimoni di sopra indicati et a noi dopo averne dato lettura a
loro.” [12]
Ecco un singolare atto di nascita,
di cui il primo registro consolare si fece a Cork (Irlanda) il 1 ottobre 1873,
passò per l'Ambasciata Italiana a Dublino il 6 ottobre, e per il Ministero degli Affari Esteri a Roma in novembre. Il documento ha un
addendum dell'anno 1895, richiesto dallo stesso Gio-Batta Brilla, per il quale
chiede che il cognome della madre, Brilla, venga corretto da quello di Solari.
Al di là delle formalità legali,
questo particolare certificato ci mostra che Giuseppina, come l’aveva fatto sua
madre, Zita, accompagnava suo marito
dall' altra parte del mondo e in ogni circostanza. Il figlio di Giuseppina e
Gerolamo, nipote di Marco, fu
registrato nel primo Consolato Italiano a cui avevano avuto accesso, 5 mesi
dopo la sua nascita nel Golfo del Bengala.
I figli successivi di questo
matrimonio sono nati sulla terraferma. Nel 1875 Giuseppina diede alla luce
Nicoletta, e in assenza del padre (Gerolamo Brilla sarebbe indubbiamente
imbarcato) è lo stesso Marco che
registra la nascita di sua nipote. L'indirizzo in cui è avvenuta la nascita è
Piazza Colombo n ° 26, Genova, forse era nella casa di Marco e Zita. È ragionevole pensare che, per non rimanere da sola a
Savona, Giuseppina preferisse andare dai suoi genitori per avere il suo secondo
figlio.
Nel 1877, due anni dopo Nicoletta
nasce sua sorella Zita – chiamata come la nonna - per coincidenza lo stesso
anno in cui si perde traccia della nave Zita.
Non sappiamo nulla di Zita Brilla, soltanto che è rimasta nubile. I tre
fratelli Brilla, figli di Giuseppina (Giobatta, Nicoletta e Zita) sarebbero gli
unici nipoti italiani di Marco e
Zita, dal momento che Costantina non si sposò e che i due ragazzi, Ernesto
(1859) e Bartolomeo (1862) emigrarono in Argentina celibi, si sposarono lì, ed
i loro figli nacquero tutti a Buenos
Aires fin dal decennio 1890.
Prima di abitare nell’ appartamento
di Piazza Colombo (almeno dal 1875), Marco
e la sua famiglia abitavano nello stesso quartiere, molto vicino - circa 200 m.
in un palazzo posto in via Colombo n° 6, al secondo piano, appartamento 6. In realtà,
Marco abitava allora dai suoi
suoceri, Giacomo e Domenica Vignale, come dimostrano i censimenti del 1856 e del
1871. Marco non compare nel primo censimento,
ma ci si trova Zita come "Solari". È probabile che Marco stesse navigando e, dunque Zita
(ora con Giuseppina di due anni) avesse smesso di accompagnarlo.
Nel censimento del 1871 i coniugi
avevano ormai quattro figli, il più
giovane - Bartolomeo - compiva 9 anni. Nel
1875 (o forse prima), Marco e la sua
famiglia si spostano in Piazza Colombo e questo indirizzo sarà quello che si
trova nella Leva di Bartolomeo nel 1882, quando si arruola all' età di 20 anni.
Piazza Colombo ha uno stile architettonico molto particolare (una piazza
quadrata, con palazzi a portici simmetrici tra loro, che si trova in diagonale
in un settore ortogonale del tessuto urbano. Tutti gli edifici sono uguali e
vennero costruiti verso il 1840, quando
quell'area era stata appena urbanizzata.
Entrambi gli indirizzi, Piazza
Colombo 26 e via Colombo 6, appaiono ancora legati alla famiglia Vignale nel
1881 e nel 1883, quindi non è facile seguire la traccia della famiglia. Nel
1881 è nato in via Colombo 6, il primogenito del cognato di Marco, cioè Francesco Vignale, di cui
un secondo figlio è nato nel 1883, però
in Piazza Colombo 26. Quasi certamente c’erano altri appartamenti negli stessi
palazzi, a meno che la prima nascita non
sia stata dai nonni (paterni!), e la seconda dalla zia ... . fatto molto improbabile.
Comunque, la cosa concreta è che
in entrambi i casi, Marco è stato
testimone negli atti di nascita dei suoi nipoti politici. Nell’atto di nascita
del secondo bambino, il 23 agosto 1883, Marco
viene comparato correttamente con 59 anni; ecco l'ultimo registro della sua
vita che ho potuto trovare finora. Non sappiamo quando Marco sia morto. Ho cercato (on-line) uno ad uno tutti gli atti di
morte di Genova del 1896, 97 e 98 ... e mentre scrivo queste righe sono al
1899. Credo che Marco potrebbe
essere morto negli ultimi anni dell’ Ottocento.
La storia
della famiglia afferma che il più giovane dei figli di Marco, Bartolomeo, viaggiò con la sua famiglia da Buenos Aires a
Genova quando mio nonno, Ettore, avrebbe avuto, diciamo, fra i 3 ed i 6 anni.
Questo ci porta tra il 1895 e il 1898. La famiglia avrebbe viaggiato per far
visita al nonno, o a causa della sua morte? Ritengo che la prima cosa sembri più
logica.
Poi Marco avrebbe appreso personalmente che
Bartolomeo aveva smesso di navigare dopo il naufragio del Marchino nel Rio de la Plata[13], e che ora stava iniziando
l'attività di importazione di sale da Cadice, e pensava addirittura di
installare un magazzino sul Riachuelo. E così, Marco avrebbe conosciuto non solo suo nipote Ettore, mio nonno, ma
anche i suoi fratelli maggiori, Marco e Zita ... e il cerchio si sarebbe chiuso
come si deve.
[1] Lo Basso, Luca (2016) Gente di bordo.La vita quotidiana dei marittimi genovesi nel XVIII
secolo. Carocci, Roma, 189 p.
[2] Gatti, Luciana
(2016 ) Un raggio di convenienza.
Navi mercantili, construttori e proprietari in Liguria nella prima metà
dell’Ottocento (ebook) Società
Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale.
[3] Guida generale delle due Provincie
di Genova e Porto Maurizio, Luigi
Ticozzi Editore, Milano, 1873.
[4] La unidad que aparece en el rol son “onzas piamontesas”
equivalentes a 4,28 cm (Emiliano Beri, com.pers.) Ninguno de los 5 tripulantes listados en esa
página alcanzaba 1,70 m.
[5] Gatti, Luciana
(2014) Pratica, coraggio e
parsimonia. Repertorio di capitani e marittimi liguri dei secoli XVIII e XIX.
Città del Silencio (ebook) Laboratorio di Storia Marittima e Navale, Università
degli Studi di Genova.
[6] The Merlin and Silurian, 07-06-1856.
[7] ibid, 03-11-1860.
[8] Vignale Giacomo fu Giuseppe e fu Brigida
Brignardello, compare nel censimento del 1856 come capitano marittimo nato alla
Foce nel 1799; la moglie è Domenica Pinasco (ivi, 1805), il figlio Francesco vi
è nato nel 1843. Nel 1845 comanda il Brigantino ‘Italiano’ che il 5.7 arriva a
Genova da Galatz e il 16.11 da Odessa. Nel 1862 dichiara nascita ad Albaro, età
64 anni, e comanda il Brigantino ‘Costantino’, t 318, con 12 marinai, che porta
t 480 di carbon fossile da Cardiff (part. 9.9, arrivo a Genova 14.10).(Gatti,
2014,op.cit.).
[9] CISEI, base de datos (www.ciseionline.it)
[10] Gatti, L. (2014), op.cit.
[11] Queenstown, Irlanda, hoy un barrio portuario de Cork llamado Cobh.
[12] http://dl.antenati.san.beniculturali.it/v/Archivio+di+Stato+di+Savona/Stato+civile+italiano/Savona/Nati/1893/69+Parte+3/007500048_00269.jpg.html
[13] Questo scritto comincia e finisce colla storia
del “naufragio di Nonnino” perché è la
narrazione più diffusa fra i discendenti di Marco. Grazie agli apporti frammentari di alcuni dei pronipoti di
Bartolomeo, solo quest’anno - 2018 - siamo
riusciti a sapere il nome del naviglio
in questione, Marchino, - 499 tonnellate
di stazza, varato in Sestri P. nel 1867. Nel 1870 lo comandava lo stesso Marco, il quale comparve
come proprietario del legno nell’elenco del 1873. Si arenò a Punta Lara, vicino
a La Plata, nel mese di luglio del 1887.
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