Daniele Cagnin
Come già illustrato più volte in varie occasioni, uno degli intenti del nostro gruppo è quello di divulgare la storia della Foce antica, ricercando le tracce del passato. In una delle chiavi di volta delle arcate che sorreggono il muraglione di via Nizza, in posizione poco visibile, è ancora presente uno degli emblemi del periodo del “ventennio”: un fascio littorio. Osservando quel simbolo, siamo stati ispirati a lasciarvi questi pochi pensieri, suscitati anche dalla lettura di un articolo on line apparso nel sito del il Sole24ore, a cui si rimanda come fonte bibliografica: cominciamo con la seguente domanda.
Perché in Italia la gente non si sente a disagio
di fronte a simboli di valori che dovrebbero essere rigettati?
Nella Roma
antica il fascio littorio era un “simbolo” composto da gruppi di verghe riuniti
insieme con una scure che venivano portati dai “littori” davanti ai
“magistrati”, come simbolo di autorità di quest’ultimi. Tale “immagine” fu poi
assunta, in epoche più recenti, dalle “propagande politiche” dei governi
ottocenteschi, ma soprattutto divenne uno degli emblemi del partito fascista
italiano.
Per combattere queste forme di “potere
oppressivo”, che hanno “segnato” il Novecento e sono contrari ai valori di una
società civile, sarebbe opportuno eliminare questi simboli che li
rappresentano?
Se diamo
attuazione ad una tale linea di pensiero è facile generare confusione tra
“monumenti celebrativi” e “opere di architettura civile”. Nel nostro paese
esistono svariati esempi, soprattutto in ambito “urbanistico-architettonico”,
che testimoniano uno studio e una ricerca di soluzione per le nuove esigenze
della società, e non la costruzione di una civiltà con finalità contrarie alla
morale universale, come lo è stato il fascismo. Tale contrapposizione potrebbe
generare un inutile e semplicistico dibattito. E’ necessario “scindere” il
concetto di “fascismo” da quello di “architettura razionalista italiana”: la
concomitanza storica dei due “pensieri” non deve innalzare il primo e/o degradare
il secondo. Lo Stile Razionalista ha
rappresentato il punto più alto dell’architettura italiana del secolo scorso,
benché finanziata da quel regime che emanò leggi contro l’umanità.
Cancellare
i presunti “errori del passato” è il metodo migliore per ricominciare a
provocare quella “distruzione” vissuta in quegli anni.
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