Di DANIELE CAGNIN
Settembre
2020
Prefazione (a cura di Edoardo Maragliano)
L’assetto urbanistico attuale della Foce è
il risultato d’un “rimaneggiamento” durato circa cent’anni: infatti mentre da
una parte si demolirono le case dei pescatori del Borgo, le case dei besagnini
e tutti gli edifici del Lazzaretto, dall’altra si edificavano i palazzi dei
nuovi piani regolatori.
E’ ovvio quindi rivelare che i più antichi
palazzi della Foce siano stati proprio quelli dei primi Piani Regolatori del
periodo 1873 – 1877.
Di particolare interesse,
per approfondire più in generale l’argomento delle trasformazioni urbanistiche
della Foce, è il volume pubblicato da Daniele Cagnin e Severino Fossati, nel
2019, A Forma Foxe, a cui si rimanda
per ogni ed eventuale chiarimento in merito.
Premessa
Dell’antico Borgo della Foce non sono
rimaste che pochissime “tracce del passato” a cui non si dà peso perché sono
“immagini” che abbiamo sempre sott’occhio. L’attuale via Cravero, ad esempio,
rispetto alla via Casaregis e via Rimassa che sono parallele tra loro, ha un
andamento obliquo: è pertanto facile arguire che doveva preesistere (come via
al Lazzaretto e successivamente via al Cantiere) ad ambedue le vie parallele. Un’altra
traccia rimasta pressoché immutata dal 1875, sono due palazzi posti
nell’attuale via della Libertà (i civici 15 e 17) che prenderemo in esame nel
presente studio.
Inquadramento storico
Dopo i ben noti episodi storici di inizio
Ottocento, culminati per l’antica Repubblica Aristocratica genovese con
l’annessione al novello stato del Regno di Sardegna, Genova dovette attendere
circa sessant’anni per trovare nuovo slancio per riaffermare la sua grandezza
del passato, soprattutto grazie all’unificazione politica della penisola che
portò alla creazione di uno stato italiano.
Le Autorità comunali prevedevano per
Genova un’espansione edilizia nella direzione di levante, occupando con edifici
la piana del Bisagno: per fare ciò, occorreva che la zona fosse annessa al comune
genovese, ma i comuni interessati erano contrari, anche perché la popolazione
coinvolta non voleva abbandonare le coltivazioni. Il problema si presentava
difficile in quanto la maggior parte delle abitazioni della piana erano in
affitto, come i terreni coltivabili. L’ampliamento della città (sancito dal
Regio Decreto del 26 ottobre 1873) interessò i comuni della Foce, Marassi,
Staglieno, San Fruttuoso San Martino di Albaro e San Francesco di Albaro: ciò
permise la realizzazione del progetto di
inurbamento della piana.
Realizzazione di una nuova via
Circa dieci anni prima dell’episodio
appena descritto, con progetto di Francesco Argenti del 1865, fu realizzata una
via di comunicazione che doveva collegare il cantiere navale della Foce con la
nuova Via Minerva sita nell’abitato
denominato Borgo della Pila ricadente nel comune di San Francesco d’Albaro:
tale costruzione si rese necessaria, forse, per l’aumento di operai che
lavoravano all’interno del già citato cantiere e quindi per agevolarne
l’accesso. Il progetto,visibile negli atti del Comune di San Francesco d’Albaro
del 21 gennaio 1865, può essere considerato come antesignano delle opere di
sistemazione urbanistica a scacchiera, realizzate negli anni successivi sulla
piana del Bisagno.
La via fu chiamata inizialmente via nuova al Cantiere, per non
confonderla con quella del borgo, successivamente prese il nome della Libertà probabilmente perché
costruita dai galeotti presenti in una parte dell’ex edificio del Lazzaretto.
Fu costruita a livello della piana stessa,
risultando in leggera discesa verso il mare. Nella parte terminale, all’incrocio
con l’attuale via Ruspoli, è presente il punto più basso di tutte le sedi
stradali della Foce odierna, dove è più facile il formarsi di allagamenti in
caso di alluvioni. Nel progetto, la strada terminava simmetricamente con due
piazze.
Progetto di strada tra l'abitato della Pila e il Regio Cantiere di costruzioni navali (Archivio Storico Comune di Genova, inv. 1122/55) |
Piani Regolatori
In contemporanea con il “decreto di
annessione” ne fu emanato un secondo che può essere considerato il primo piano
regolatore di Genova: Progetto di massima
dell’ampliamento della città. La stesura del progetto fu elaborato
dall’Ufficio dei Lavori Pubblici del Comune di Genova ma non ebbe attuazione:
tale pianificazione prevedeva lo spostamento del corso del torrente Bisagno
verso levante a ridosso delle pendici della collina di Albaro e nello spazio,
dove verrà realizzata l’attuale piazza Palermo, era prevista la costruzione di
una chiesa.
La programmazione per l’inurbamento della
piana del Bisagno andò avanti e nell’anno successivo furono emanate due
delibere comunali: quella del 21 aprile si occupò dei finanziamenti da
stanziare per effettuare un’opera di rilievo per il piano di ingrandimento del
Bisagno, nella seconda delibera, del 13 ottobre, il provvedimento riguardò un
“piano di massima” perfezionato con un “regolamento” (edilizio?) del 19
novembre.
Nel 1875 fu perfezionato il piano
regolatore del 1873 (Progetto per
l’ampliamento della città) ma si dovette attendere altri due anni per
raggiungere una più definitiva pianificazione urbanistica. Fu un piano che
potremmo considerare “speculativo” apparentemente poco studiato che dispose
l’edificazione in una “piana alluvionale” che non valutava con cognizione di
causa le frequenti inondazioni.
Nuove costruzioni
Le
aree fabbricabili, individuate nello spazio compreso tra le attuali via Eugenio
Ruspoli e passo Lorenzo Pareto, poste nella nuova strada, e di proprietà di
soggetti privati, furono sette. I quattro terreni edificabili, posti nella
parte di tracciato stradale a ponente, furono oggetto di realizzazione nel
biennio 1875 – 1876: nell’attuale via Finocchiaro Aprile (civico 6) è presente
un altro edificio riconducibile al 1875.
Consultando
l’incartamento del fascicolo originale (N° 17 e N° 69 del 1875), relativo ai
due civici in oggetto, si rilevano tre informazioni importanti: la prima
riguarda la “rappresentazione” della via
Lorenzo Pareto in quanto segnalava il confine dell’antico comune della
Foce: tale strada, nella “relazione di progetto”, è definita via Storta, richiamo all’antica via
presente anche nella mappa del catasto napoleonico del 1808, Crosa storta della Foce. Il secondo dato
significativo riguarda l’indicazione del regolamento del 1874 già citato: la
distanza fra gli edifici è fissata in metri dieci (aumentato poi a quindici con
il piano regolatore del 1877), mentre la larghezza delle strade è stabilita in
metri quindici. L’ultima notizia degna di essere annotata è il tracciato di una
strada che interseca la nuova via al Cantiere,
che secondo il progetto del piano regolatore avrebbe dovuto arrivare fino
all’attuale corso Torino: ciò non avvenne e la realizzazione di questa via di
comunicazione si fermò all’attuale via Maddaloni.
I primi due edifici di civile abitazione
Le
prime due aree edificabili, su cui furono costruiti i primi i due palazzi di
quello che sarebbe diventato con il tempo il nuovo quartiere residenziale di
Genova, erano di proprietà di un tal Luigi Deltorchio il quale realizzò due
edifici uguali di sei piani fuori terra (più un sottotetto) e con
un’architettura lineare.
Le
superfici, su cui ancora oggi insistono i due caseggiati, sono di circa 610 mq.
per il civico 17 e di circa 570 mq. per il civico 15.
Dai
disegni progettuali dell’epoca si individuano degli “ornamenti architettonici” collocati
nella parte di facciata principale che va dal piano terreno al primo piano,
mentre sono posizionati dei marcapiano tra il primo e il secondo piano, tra il
secondo e terzo e tra il quinto e il sesto; tali “decorazioni”, se furono
realizzate, in un periodo imprecisato furono rimosse (secondo dopoguerra?).
Nello
stabile civico 15 il marcapiano tra il primo e secondo piano è ancora presente,
mentre le finestre collocate sopra al portone di ingresso non state realizzate;
sono altresì sistemati quattro poggioli (al secondo e quarto piano) non
previsti dal progetto.
Sappiamo
che per il civico numero 17 nel 1963 fu modificata parzialmente la copertura
del tetto, mentre la coloritura della facciata, interessò il civico 15 nel 1996
e forse anche in epoca anteriore nel 1969.
Curiosità
Nel
caseggiato contrassegnato con il numero 15, sopra al portone d’ingresso, è
posta una lapide in ricordo della più antica società di atletica leggera, che
recita quanto segue: il giorno 7 giugno
1907 in questo sito un gruppo di giovani del quartiere dette vita alla SOCIETA’
SPORTIVA TRIONFO LIGURE destinata a mantenere accesa nel tempo la fiaccola
dello sport più duro e appassionato. Nel centenario gli eredi della ideale
staffetta posero. Il fondatore di tale società sportiva fu il signor
Alessandro Zuccotti.
Documentazione
fotografica
Facciata principale civico 17 |
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