Daniele CAGNIN
INTRODUZIONE
Siamo giunti alla terza
puntata di questo immaginario viaggio iniziato dal confine di levante della
zona della Foce Antica, dove avevamo “ammirato” la chiesa dei SS. Nazario e
Celso, proseguendo per una impervia crosa
eravamo giunti nel luogo detto della Foce Alta nel quale era situata la chiesa
di San Vito; scendendo per un’altra crosa,
chiamata via del Cigno, giungiamo nel Borgo vero e proprio dell’abitato denominato
Foce nel quale era collocata la cappella di San Pietro.
Oltre ad un percorso
geografico, vogliamo ripercorrere in maniera cronologica, le fasi storiche che
portarono alla “nascita” dell’agglomerato urbano della Foce.
Come da “tradizione
consolidata” sappiamo che il “nostro quartiere” rimase disabitato fino agli
inizi del secolo XV, consultando le fonti storiche tale “dato” è confermato pur
se mi sembra preferibile fissare questo “episodio” nella seconda metà del XIV
secolo. Fino a quest’epoca la proprietà di questa “vastità terriera” (1) apparteneva all’abbazia di Santo Stefano. Prima
di questo periodo le uniche notizie riscontrate, che non ci forniscono un
quadro completo degli edifici presenti e soprattutto non indicano la presenza
di un insediamento abitativo tale da poter essere considerato “borgo”, possono
essere considerate solo “brevi cenni”.
Queste citazioni sono
state reperite consultando le fonti storiche cittadine, in modo specifico gli annalisti
del Settecento, le quali sono già state utilizzate per i precedenti studi – ricerche:
ho deciso di inserirle in questo nuovo lavoro per rinfrescare la mente del
lettore. Nel luogo oggi chiamato “Capo Marina”, in “epoca romana” era presente
un cimitero (2), nello stesso luogo, una
leggenda (3) consolidatasi tra VI e
VII secolo, fissa l’approdo dei SS. Martiri Nazario e Celso. Continuando a percorrere
i secoli arriviamo al secolo X: nell’anno 987 la chiesa (o cappella) dei SS.
Nazario e Celso è presente in una pergamena (4) riguardante
il Giuspatronato dell’edificio sacro; nel periodo 920 – 940 è fissata la
costruzione della Torre Saracena, diventata in seguito il campanile della
chiesa dedicata ai già citati santi martiri.