mercoledì 20 gennaio 2016

LE CAPPELLE DEL BORGO DEL RIVALE

Cagnin Daniele

In una “porzione” del territorio della Foce antica, chiamato Borgo del Rivale1(che nella sua massima “espansione” – secolo XIX – ha raggiunto il maggior numero di abitazioni, circa dieci), erano presenti due piccoli edifici religiosi, dipendenti dalla parrocchia di San Francesco di Albaro: la cappella intitolata alla Madonna Lauretana2, sita all’interno del Lazzaretto e la Cappelletta posizionata all’esterno del ricovero (forse presente nell’incisione del Torricelli) e nella quale era presente la Confraternita di Nostra Signora del Santo Amore.
Per entrambi gli edifici sacri sono state reperite pochissime notizie, alcune delle quali appaiono poco attendibili: una è attinente alla presunta data di fondazione della cappella interna al Lazzaretto, desunta dal Novella3, il quale la fissa all’anno 1522. Tale data non può essere considerata credibile in quanto nella relazione4di Monsignor Bossio la “chiesetta” non risulta nell’elenco.
Le prime notizie “documentate” sui due edifici religiosi le troviamo in un atto5notarile datato 5 settembre 1630, nel quale viene affermato che il canale dell’Acqualonga6attraversa il muro di cinta del Lazzaretto fra le due chiese: non vengono riportate le dedicazioni delle due costruzioni e sembrerebbero entrambe essere “dipendenze” del nosocomio.
Nei documenti7della Repubblica Ligure di fine Settecento è fatto cenno alla Confraternita sopra menzionata, la quale, verosimilmente, fu soppressa nel periodo napoleonico.
Il periodo di fine dell’Ottocento è interamente documentato dal Remondini8, dal quale apprendiamo che nel 1837 la cappella del Lazzaretto era ancora aperta, mentre nel 1863 risultava chiusa; entrambe le date vengono riprese dal Novella.
Dalla “mappa catastale”9di fine Ottocento, l’unico edificio ubicato in via della Cappelletta (vedi figura 2) era una casa di abitazione del personale addetto al Lazzaretto e un convento per monache.
In un manoscritto10, consultabile presso l’archivio storico della curia arcivescovile, si sono ritrovati i nomi degli ultimi incaricati della cappella del Lazzaretto: per l’anno 1887 è presente Natale Canessa, per il 1890 Prospero Ansaldo e per il 1892 Giuseppe Olivieri.





Figura 2: Toponomastica

NOTE

1          Il Borgo prendeva il nome dalla sua posizione presso la riva del Bisagno, come d’altra parte la via omonima che “correva” presso gli argini: ai nostri giorni via Rivale è limitata nella zona di Borgo Pila, ma in origine iniziava dal mare. (CF. SEVERINO FOSSATI, Il Borgo del Rivale, novembre 2014 (http/antifoce.blogspot.it).
2          Tale dedicazione è stata riscontrata, nel 1880 dal Remondini, all’interno del convento di San Francesco di Albaro in una lapide che riportava una compera nel Banco di San Giorgio per l’anno 1629: Comperts S. Georgii … Beatae Mariae de Loreto situm in Fuce Bisannis.
3          PAOLO NOVELLA, Lazzaretto della Foce in La Settimana Religiosa del 1932, p. 488: «Quivi pure nel 1522 fondavasi una cappella sotto il nome di N. S. di Loreto che nel 1650 ingrandita fu concessa ai Missionari di S. Vincenzo di Paoli».
4          FRANCESCO BOSSIO, Liber Viitationum (A.S.G., Manoscritti, N° 547).
5          LAVAGNINO GIOVANNI FRANCESCO, Promissio pro Fabrica, 5 settembre 1630, filza 63, (A.S.G., Notai Antichi, n° generale d’ordine 5080).
6          Nella zona della Foce antica era presente una sorgente che era sita presso l’attuale via Saluzzo: oggi è ricordata da una lapide posta presso la scalinata, copia di una precedente del 1437, epoca in cui quell’acqua divenne pubblica; questa sorgente dava luogo ad un piccolo rio che era detto Aqualonga che raggiungeva il mare.
7          A.S.G., Repubblica Ligure, N° 202.
8          ANGELO REMONDINI, Le Parrocchie suburbane, Genova 1882, p. 93.
9          A.S.G., Catasto, mappa n° 201 e n° 216.
10        A.S.C.A., Scatola Foce.

giovedì 14 gennaio 2016

GLI ERRORI STORICI DELLA FOCE ANTICA


Daniele CAGNIN

PREFAZIONE

A completamento delle mie ricerche, inerenti la storia degli edifici religiosi presenti nella Foce Antica, ho deciso di elencare le “imprecisioni storiche” rilevate sul nostro quartiere. Molte notizie risulteranno una ripetizione di quanto già affermato negli articoli relativi, ma credo sia ugualmente utile rinfrescare la memoria dei lettori.


La Foce in una cartolina spedita nel 1912

1- Etimologia del toponimo Foce

L’ipotesi che primeggia sulla rete informatica, e che nel corso degli anni è diventata di “dominio pubblico, fa derivare l’origine del toponimo FOCE dall’antico popolo dei Focesi, coloro che “fondarono” Marsiglia intorno al 600 a.C.
La notizia è stata estrapolata da Giulio Miscosi: nella sua trattazione (1)(degli anni Sessanta) ci racconta che tale la notizia è presente anche in altri “storici” tra cui Girolamo Serra (2). Ma leggiamo quanto riferisce: «...il suo nome proviene, non già dal trascurabile sbocco a mare del torrente, ma dall’antichissima residenza dei Focesi. Questa tesi sarebbe avvalorata dalla collina di Fogliensi (Phocensis) dove ora sorge la chiesa di San Pietro e la regione di Foce Alta. Infatti più tardi, verso il Mille, si creò in questo ameno colle, l’ordine dei Fogliensi, che presero il nome dal luogo dove fu eretto il monastero». Che l’antico Borgo della Foce possa essere stato, in epoca preromana, la “residenza” (probabilmente occasionale, visto i presunti traffici commerciali con la popolazione autoctona), non ci sentiamo di escluderlo a priori, ma nello stesso tempo possiamo escludere che siano stati i “fondatori” di un antico nucleo abitativo.
Da quanto detto possiamo quindi prendere in considerazione questa tesi, come “tradizione popolare”, forse consolidata negli anni Sessanta del secolo precedente, e di cui anche il Miscosi, probabilmente, non è certo, questo perché non approfondisce la fonte, tanto è vero che conclude tale argomento in maniera sbrigativa, dicendo: «Tralasciamo quest’epoca che chiameremo eroica, dove il lettore può pensarla come meglio gli aggrada».
La “tesi scientifica” più accreditata farebbe derivare il toponimo Foce dalla parola latina Faucem, da intendersi come “passaggio angusto”.



2- La Leggenda dei Santi Martiri

Come accennato nel mio articolo relativo (3), la leggenda dei santi martiri Nazario e Celso si è “consolidata” nella nostra città a cavallo dei secoli VI e VII quando dimoravano i Vescovi di Milano, i quali erano già devoti a questi precursori del Cristianesimo fin dall’inizio del V secolo.
Nella storia della Chiesa è vissuto un altro Santo di nome Nazario: si tratta di San Nazario Vescovo di Giustinopoli, vissuto tra V e VI secolo. Nel 1379, durante la guerra di Chioggia fra la Serenissima repubblica di Venezia e la Superba repubblica di Genova, i genovesi saccheggiarono la città istriana (che nel frattempo aveva preso il nome di Capodistria), trafugando le reliquie di San Nazario e Sant’Alessandro; dopo circa quarant’anni, nel 1422, l’Arcivescovo di Genova restituì le preziose spoglie sacre alla sua legittima sede.
Il racconto appena descritto ha sicuramente tratto in errore l’autore di un articolo apparso nella rivista Liguria – Rivista mensile di attualità e cultura del 1991 (citato anche nella rete informatica), il quale attribuisce la dedicazione della chiesa a questo santo vescovo. Sempre nello stesso articoletto si fa cenno alle scorrerie saracene che subì la nostra città: ancora una volta la citazione del periodo di riferimento (secolo XII) è inesatto, l’episodio avvenne verosimilmente nel ventennio compreso tra il 920 e il 940.

3- La Torre Saracena

La torre quadrata posta a guardia contro gli attacchi saraceni, che divenne in seguito il campanile della chiesa dei Santi Nazario e Celso, è collocabile nella prima metà del X secolo.
Secondo il critico Federico Alizieri (4) l’aspetto del monumento è indizio di remota antichità, ma nutre dei dubbi su chi possa essere stato il suo effettivo autore: forse la famiglia Del Giudice (nel secolo XI), secondo il manoscritto del secolo XVIII della Biblioteca Universitaria.